Pac-Man Museum+ – Recensione

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Il compleanno di un’icona come Pac-Man merita una festa grandiosa. E i locali di Pac-Man Museum+ sono in gran spolvero, devo dire, peccato per l’aranciata sgasata…

Sviluppatore / Publisher: Now Production / Bandai Namco Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 3 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data di Lancio: 27 maggio

Sotto il profilo puramente quantitativo, Pac-Man Museum+ si presenta come un Pac-chetto notevole. Quattordici giochi provenienti dalla variegata storia del mangia pillole giallo percorrono la storia dell’enfant prodige di Toru Iwatani, dispensando pillole di game design e tanto divertimento. O almeno sulla carta, ché nel titolo stesso della raccolta c’è qualcosa che stona…

PAC-MAN MUSEUM+ NON MI PARE LUOGO DI CULTURA

Al netto del fatto che l’hub del gioco è ambientato in una caotica sala giochi virtuale piuttosto che in una seriosa galleria d’arte, devo ammettere di non essere uscito culturalmente arricchito da Pac-Man Museum+. Paradossalmente c’è davvero poco da imparare, nonostante il nome della raccolta prometta altrimenti: le descrizioni dei vari giochi sono trafiletti degni del più svogliato post su Wikipedia, non ci sono sciccherie come schede PCB da esaminare un condensatore alla volta con l’occhio del maniaco arcade navigato e – incredibile dictu – non è possibile impostare le regioni dei vari giochi, privandoci del piacere di assaporare le eventuali differenze territoriali.

Non è possibile impostare le regioni dei vari giochi, privandoci del piacere di assaporare le eventuali differenze territoriali

Questo vuol dire che, in Pac Land, vi beccate lo sprite principale col naso all’insù, più simile alle illustrazioni ufficiali di Namco che al protagonista del cartone animato di Hanna e Barbera, così come le subdole differenze a livello di velocità che i fan conoscono. Per lo meno al ritorno a casa troverete sempre e comunque ad attendervi la bella Ms. Pac… ah no, Pac-Mom, come ben saprete se avete seguito la recente controversia tra Bandai Namco e AtGames. A questo punto, sarei curioso di provare la versione Switch, tanto per capire se almeno lì sarà possibile giocare orientando lo schermo in verticale per godere al meglio la maggioranza dei titoli riuniti.

CON LE TASCHE PIENE DI GETTONI

L’hub del gioco, dicevamo, è una vera e propria sala giochi dove muoversi e smanettare con i vari coin-op, spendendo nel frattempo un po’ di monete per darle un tocco personale. Attraverso i vari distributori sarà dunque possibile comprare mobili, cabinati e suppellettili per rendere uno dei più amati luoghi d’aggregazione del ventesimo secolo un po’ più rumoroso, magari riscattando anche qualche statuetta pregiata al distributore dei gashapon, perché no.

Ho la sensazione che Pac ‘n Roll Remix sarebbe assai più apprezzabile con una trackball.

Va detto che l’elemento cosmetico è praticamente fine a sé stesso, ma è un’aggiunta piacevole per i completisti; per quel che riguarda i giochi, si parte dagli esordi con l’originale Pac-Man del 1980, semplice, asciutto e bello come il sole, seguito dal meno celebre ma sicuramente affascinante Super Pac-Man (1982), con quel suo schema di gioco che fa un po’ il filo a Lady Bug risultando in un’esperienza leggermente più cervellotica e meno diretta, tanto da spingere Namco a raffinarne le meccaniche per sfornare Pac & Pal (1983), anche lui presente in Pac-Man Museum+. Saltando a piè pari il già citato Pac Land (che bello sarebbe stato poter giocare anche la superiore conversione per PC Engine) si arriva a Pac-Mania (1987) e ai suoi labirinti isometrici, con quel geniale salto per dribblare i fantasmi che rappresenta – a ben pensare – il proverbiale uovo di Colombo con cui svecchiare l’idea originale senza le complicazioni introdotte nei primi seguiti.

MII, SONO IL CONTE PAC-CULA!

Ecco, a questo punto la raccolta imbocca una strada bizzarra proponendo due giochi per Super Nintendo. Pac-Attack (1993) è l’ennesima variante sul tema Tetris, sufficientemente dimenticabile se non per il fatto che vanta il dubbio onore di figurare tra gli elementi di punta nella sciagurata ludoteca del CD-I di Philips, mentre Pac-In-Time (1995) è un gioco di piattaforme francamente mediocre uscito dal calderone dei francesi Kalisto, probabilmente più famosi per la saga di Nightmare Creatures su PlayStation. Tutto in giapponese, con sottotitoli in sovrimpressione durante l’introduzione: sono abbastanza certo che la possibilità di scegliere la versione occidentale sarebbe stata molto più pratica. Seguono due versioni di Pac-Man Arrangement (rispettivamente prelevati dalla scheda arcade Namco ND-1 e dall’adattamento su PSP) con i loro colori sgargiante e un buon numero di idee interessanti come pedane acceleratrici à la F-Zero e fantasmi cosplayer dotati di abilità speciali. Molto belli, anche in virtù della possibilità di giocare in due, peccato che la risoluzione della versione da sala giochi lo renda un po’ antipatico senza l’orientamento tate originale.

Pac-Man Museum+ Recensione

Pac-Man Championship Edition è il genere di gioco che da solo spingerebbe a comprare la raccolta.

Chiudono la carrellata i titoli più recenti, tra cui figurano i bellissimi Pac-Man Championship Edition e Pac-Man 256 che, da soli, potrebbero valere il prezzo della raccolta, assieme ad apprezzabili curiosità come Pac-Motos e Pac ‘n Roll Remix, direttamente dall’altalenante Namco Museum Remix per Wii. Menzione speciale per Pac-Man Battle Royale, competitivo fino a quattro giocatori dove i fantasmi sono solo una seccatura sulla strada che porta all’assimilazione degli avversari umani!

L’EMULAZIONE È ADATTA ALLO SCOPO, MA NULLA DI PIÙ

I giochi possono essere sbloccati progressivamente con una serie di facili traguardi da tagliare per incassare nel frattempo un po’ di monetine extra, e dispongono di classifiche online con cui sfigurare di fronte al mondo o a una ristretta platea degli amici. Emulazione decente, con opzioni limitate a un filtro CRT assolutamente trascurabile e allo zoom dell’area di gioco, due scelte che contribuiscono a donare un piacevole effetto mal di mare allo scrolling di Pac Land.

In Breve: Tanti giochi, ma non tutti fuoriclasse tra gli invitati per il compleanno di Pac-Man. L’essenziale emulazione regala un’esperienza asciutta e priva di fronzoli alle vecchie glorie in un contesto cucito su misura per la rincorsa alle classifiche online, ma la carenza assoluta di extra è un grosso peccato. Avrei preferito infinitamente avere a disposizione materiale come longplay, documenti tecnici, flyer e PCB al posto dell’inutile sala giochi, specialmente quando la selezione dei giochi può avvenire tramite una comoda scorciatoia. Pac-Man Museum+ è un po’ poco per un’occasione tanto importante.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: L’emulazione fa il suo dovere, ma le poche opzioni sono trascurabili. L’orientamento orizzontale dello schermo è un po’ una seccatura nella maggior parte dei giochi, nati su monitor verticali e qui costretti a spartire il massiccio spazio in eccesso con colossali cornici. Curioso di sapere se su Switch è effettivamente possibile giocare in tate.

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Pro

  • Tanti giochi, molti assolutamente validi / Le classifiche online sono sempre benvenute.

Contro

  • Dotazione di extra insufficiente / Emulazione pigra e ridotta al minimo sindacale.
7

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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